Una storia dal recente passato, con tanto di morale.
LA SCELTA DI PEPITO
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C’era una volta nel Comune di Frittole, il signor Pepito
Sbazzeguti (detto Nedo), un imprenditore molto noto nel ramo conserve
sottaceto, che, assieme alla moglie Gwenda, abitava una bella villetta subito
fuori dell’abitato di Frittole in via Misto di Paranza.
Nedo sapeva da tempo che, al vicino di casa, il Comune di
Frittole aveva implacabilmente negato l’ampliamento della casa, nonostante che
questi avesse presentato un bellissimo progetto.
«Un si pole mia…» gli aveva detto bruscamente il dirigente
dell’Ufficio Tecnico, il severo ing. Beccaccini.
Allora Nedo, che in vita sua aveva sempre fatto come gli
pareva e nessuno gli aveva mai detto nulla, senza chiedere niente al Comune,
pensò bene di ampliare direttamente la casa, facendo costruire alla zitta una
bella sala sul dietro dove questa non poteva esser vista dalla strada.
La sala riuscì molto bene, carinissima, e non passò
settimana da allora senza che ci si facessero pranzi e festicciole in famiglia,
spesso anche coi parenti che venivano ogni tanto a trovare Nedo dall’Olanda.
Passò un anno, ne passò un altro, e arrivò così il Piano
casa di Berlusconi che permetteva l’ampliamento del 20% di tutte le abitazioni
esistenti.
Il tecnico di Nedo, un archeometra molto furbo e sportivo,
corse a casa sua e gli annunciò trionfante: «Ora quella sala in più si pole fare regolare. Se la chiedi
in Comune, te la devono dare»
«Bene perdinci… Però, ora che ci penso, io l’ho già fatta.
Che mi diranno?» Gli rispose Nedo.
«Eh già, è vero» convenne il tecnico. «Bisognerebbe demolirla
alla zitta, e poi dopo chiedere il permesso e ricostruirla; così diventerebbe,
diciamo così, regolare.»
«Siee demolirla! Col cavolo… Un ci penso nemmeno, con tutto
quello che m’è costata…»
«Mmm…» Pensa che ti pensa, all’archeometra gli venne un’idea
geniale. «Sai una cosa? Forse si potrebbe provare a chiederlo lo
stesso, però bisognerebbe non far vedere che l’ampliamento lì c’è di già, bello
finito e palluto.»
«E come si può fare?» Gli chiese stupito Nedo.
«Bisognerebbe, nella domanda, dire che lì dietro non c’è
niente, ma ancora solo il giardino coll’erbetta»
«Ma in Comune un le vogliono anche le foto?»
«Eh già, quello è un bel problema, ma si guarderà di fare
delle inquadrature dove un si veda un tubo, o mascherando la sala con delle
frasche, e se nu è proprio possibile si guarderà di far qualche ritocchino a
qualche foto.»
«Boh, se te la senti, per me va bene… Allora vedi di
presentare sto progetto, e mi raccomando acqua in bocca con tutti.»
Detto fatto. Il tecnico mise subito mano al progetto, dimostrando
tutta la sua perizia tecnica, grafica e fotogrammetrica. Il proprietario lo
firmò e così fu presentato in Comune.
In Comune il progetto fu assai apprezzato per la sua
ricchezza di elaborati e di allegati, e in Commissione edilizia fu approvato senza
problemi. Però, poco prima che fosse rilasciato il permesso, il diavolo ci mise
la coda.
Com’è, come nuè, il vicino rompicoglioni che ai suoi tempi,
mentre Nedo edificava alla zitta, gli avevano bocciato un progetto analogo
perché… «un si pole», e quell’ampliamento abusivo lì accanto gli era sempre
rimasto sul gozzo, saputo di questo bel progetto di regolarizzazione a
posteriori, decise che era davvero troppo e, fotografata la sala abusiva, portò
le foto del vero stato di fatto del giardino di Nedo, in Comune.
Nel Comune di Frittole ci fu un bel po’ di baraonda e molte
cadute dal pero. Siccome Nedo era molto conosciuto in paese e lo scandalo
montava, l’ing. Beccaccini, senza porre tempo in mezzo, emise subito una
rigorosissima ordinanza di demolizione e di rimessa in pristino del giardino di
Nedo, con obbligo, una volta demolito l’abuso, di rimettere anche l’altalena e
lo scivolo arrugginito per i bimbi, che c’erano prima.
Nedo, fumante come una rosticciana, ma sollecitato dal suo
tecnico che si sentiva un po’ prudere dappertutto, decise, per evitare guai
peggiori, di demolire subito tutto, ma, prendendo esempio da quanto fatto dagli
egiziani col tempio della diga di Abu Simbel, fece affettare la sala in blocchi
precisi e numerati che provvide poi a stivare ordinatamente in un magazzino
della sua fabbrichètta di sottaceti, poco lontano.
Appena eseguita lo smontaggio Nedo, con la sua notevole e
proverbiale faccia tosta, sollecitò al Comune la conclusione della pratica di
ampliamento, che nel frattempo era stata sospesa.
Il Comune si trovò un po’ in imbarazzo. Era un caso nuovo e
assai strano. Che fare? Mumble mumble…. Finalmente sia l’assessore che
l’ing.Beccaccini concordarono sul da farsi: chiedere non una, ma due consulenze
esterne: a un architetto e a un avvocato, famosi esperti di urbanistica.
Trovata davvero geniale e del tutto inedita!
Dopo solo un giorno e mezzo dall’incarico e diecimila euro
ciascuno di compenso, pagato sull'unghia, i due illustri professionisti
risposero così al non difficile e anzi direi elementare quesito:
1) La pratica, viziata dalla presenza di molteplici
elaborati sia non rispondenti al vero, che eccessivamente incipriati, era
irrimediabilmente compromessa in radice e andava quindi cestinata
immediatamente, altro che riprenderla in mano e concluderla. Ma cosa stavano
aspettando?
2) Il codice penale dagli articolo 476 in poi e specialmente
dal 481 al 483, prevede alcune fattispecie che ogni pubblico ufficiale o
equiparato, quando ci si imbatte, è tenuto obbligatoriamente a segnalare a chi
di dovere e anche agli ordini. Ma cosa stavano quindi aspettando?
Nel Comune di Frittole presero molto sul serio queste
pesanti risposte dei due esperti consulenti esterni, e agirono subito di
conseguenza. Ovviamente sia Nedo che il suo archeometra, rimasero molto
amareggiati. Ma l’avevano fatta un po’ troppo grossa e così si dovettero rassegnare
a pagarne il fio.
L’anno seguente, scontata la sua pena, Nedo, indomabile,
tornò alla carica richiedendo l’ampliamento, questa volta con tutti gli
elaborati precisini, precisini, e in perfetta regola. E così questa volta
ottenne il permesso senza problemi. Ricostruì la sua bella sala e poté
ricominciare le sue festicciole con amici e parenti.
Dopodiché Nedo visse una serena vecchiaia, sempre felice e
contento.
La morale di questa vecchia storia di paese ci riporta alla
legge del Menga. Dove si dimostra cioè che la virtù è sempre e comunque
premiata.
Storie di ordinaria malasanità
IL MEDICO PIETOSO FA LA PIAGA PURULENTA.
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Il bubbone era diventato talmente gonfio e maleodorante che
tutto il personale ospedaliero, pur non avendo - nessuno di essi -il coraggio
di operarlo, aveva ormai il terrore che scoppiasse spontaneamente e nel momento
più sbagliato, magari nella bella stagione, con migliaia di pazienti (mica
tanto) olandesi nauseati e inferociti all’assalto del nosocomio coi forconi.
Meno male che un coscienzioso cittadino, passando per caso
di là, si è accorto di quell’enorme ascesso che stava andando in cancrena e,
sfoderato il suo coltellino svizzero, con un taglio deciso e tempestivo, l’ha
inciso, provocando al paziente un notevolissimo dolore, e anche un po’ di
infezione, ma salvandogli probabilmente la vita.
Ora, lentamente, è iniziata la convalescenza, sotto
antibiotici, lunga e problematica, ma che non dovrebbe avere ricadute.
I medici e gli infermieri dell’ospedale, passata la paura
dei primi convulsi momenti, pur rendendosi conto che, professionalmente, la
figura fatta era stata davvero pessima, sono tuttavia per la maggior parte,
perlomeno sollevati dal fatto di non dover più convivere con quell'enorme
tumescenza e con quello sgradevolissimo odore.
La figura forse peggiore l’hanno fatta però quei rinomati
luminari, sia del posto, che venuti da Livorno e da Firenze, che chiamati a un
consulto, avevano presentato alla direzione dell'ospedale una relazione, con
strane foto, sostenendo che quell’enorme bubbone, fosse solo un innocuo eccesso
di grasso sottocutaneo dovuto ai pranzi abbondanti, ma niente affatto patologico
e privo di alcun pericolo, eliminabile con qualche semplice pratica non
inVASiva. Pare che l’Ordine dei medici ora ci voglia vedere chiaro.
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