sabato 29 dicembre 2012

La misteriosa e occultata storia di Giocolandia


La misteriosa storia di Giocolandia. 
Il parco giochi, fra la via Principessa e la via del Cardellino, subito prima del Podere San Luigi, con annesso bar, ristorante e pizzeria.
Realizzato su terreno Comunale. 
Concesso ad un privato senza gara e senza incanto.
Concesso pressoché gratis per dodici anni.
Subaffittato a molte decine di migliaia di euro dal 2000 al 2012.
Ed ora in procinto di passare definitivamente in diritto di superficie al privato.
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Il terreno comunale di Giocolandia (volo 2010)
DELIBERA GIUNTA COMUNALE. N. 43 DEL 24/3/1999 (sindaco Carlo Alberto Roventini)
Concessione "ad personam" dell’area comunale per 9 anni a Pescini Sergio (1)
di un'area di 3.380 mq. con canone annuale di lire 3.000.000 e approvazione Schema di Convenzione.
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CONTRATTO  rep. n. 21 del 17/04/1999
Stipula della convenzione tra Comune e Pescini Sergio per la concessione permanente di suolo pubblico, della durata di nove anni.
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PRATICA EDILIZIA protocollo 9710/1999 del 14/5/1999 
Concessione di nuova edificazione per realizzazione di Parco Giochi.
Committente: Comune di San Vincenzo - Progettista e DL: Arch. Pescini Sergio
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Parere Soprintendenza : FAVOREVOLE del 26/7/1999
"Si segnala l' opportunita' che al progetto in esame siano apportate le sotto indicate modifiche atte a ridurre l'impatto sul paesaggio: - si raccomanda che i corpi illuminanti del parco siano a stelo di forma piu' semplice e piu' classica, meno futurista e moderna, si consiglia infatti un piatto rovescio ghisato con lampada trasparente sotto."
Prescrizione totalmente disattesa (Palle di plexiglas). D'altronde la Soprintendenza, quando si tratta di San Vincenzo, è specializzata a farsi prendere in giro
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DELIBERA GIUNTA COMUNALE N. 172 DEL 23/11/1999
Approvazione del progetto di sistemazione dell'area a Parco Giochi
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RICHIESTA prot. 921 del 15/01/2001 del sig. Pescini Sergio con la quale si chiede il trasferimento della concessione di suolo pubblico alla Società Giocolandia srl, della quale il richiedente fa parte come socio, oltre all’adeguamento della convenzione sulla base del nuovo progetto ed al prolungamento della durata da nove a venti anni
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DELIBERA GIUNTA COMUNALE N. 19 DEL 21/2/2001
Voltura da Pescini a Giocolandia s.r.l. con prolungamento concessione da 9 a 20 anni Trasformazione e ampliamento della baracca precaria in fabbricato in muratura.
Riduzione del canone annuale da 3.000.000 a 500.000 lire (256 euro)
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28/2/2001
Firma della Convenzione fra Comune e Giocolandia srl
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DELIBERA GIUNTA COMUNALE N. 40 DEL 28/3/2001
Approvazione di variante al progetto approvato con Delibera G.Com. 172 del 1999
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PRATICA presentata il 8/5/2002
Autorizzazione  per realizzazione di un Gazebo 
(senza autorizzazione paesaggistica: Forse se ne sono scordati) nel caso dovrebbe essere subito demolito
Committente Giocolandia srl - progettista: geom. Passoni Simone
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PRATICA presentata il 15/5/2002 
Autorizzazione per opere interne
Committente Giocolandia srl - progettista: geom. Passoni Simone
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dal 2002 al 2012
Vedi data della foto Google, in basso a sinistra: maggio 2011 
Trasformazione dell’area con realizzazione di vaste tettoie permanenti e realizzazione, modifiche  e ampliamenti di bar, ristorante, pizzeria con relativi porticati e altri annessi fino ad arrivare ad un totale di circa 800 mq. coperti, apparentemente senza pratiche edilizie presentate da Giocolandia srl. Fino allo stato attuale completato fin da prima del maggio 2011.
Subaffitto dell’area dei gonfiabili ed annessi a circa € 30.000/estate.
A parte la gestione del bar ristorante pizzeria
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PRATICA presentata il 31/3/2011 
Permesso per Realizzazione di un "Centro Servizi" ??
Committente Giocolandia srl - progettista: geom. Lorenzo Ciarcia
PARERE Soprintendenza del 23/8/2011
Rilascio autorizzazione paesaggistica del 7/11/2012 ??
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PIANO DELLE ALIENAZIONI IMMOBILIARI  (qui) del Giugno 2012
Redatto dal Dirigente Filippi, nel quale si prevede la trasformazione della Concessione in Diritto di Superficie alla Giocolandia srl per un periodo di 40 anni ad un prezzo stimato di 360.000 euro.
Calcolo della superficie del lotto
Nella stima si riporta solo la superficie del terreno : Non più i 3.380 mq. della concessione del 1999, ma invece i 3.950 mq di Filippi. Ma i 570 mq. in più da dove arrivano?
In realtà la superficie occupata è attualmente ben superiore a quella indicata nella stima, ma di quasi 6.000 mq.  (Vedi calcolo allegato dell’area, sulla carta tecnica comunale)
Nulla inoltre si dice si dice sulla superficie dei fabbricati che fra aperti e chiusi consiste in circa mq.  800 di superficie coperta. (206 mq di bar ristorante, 200 mq di porticati ristorante, 324 mq. di tettoie aperte area giochi, 70 mq. di altri annessi vari)
Tanta roba, di cui nella stima Filippi, riportata sul piano delle Alienazioni, non si fa parola.
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DELIBERA CONSIGLIO COMUNALE n. 99 del 31/10/2012
Approvazione del Piano delle Alienazioni, senza che tutte le discrepanze di cui sopra vengano rilevate e corrette, ma con un generico 
mandato al Dirigente dell’Area Servizi per il Territorio affinché provveda ad una puntuale verifica e se necessaria ad una più accurata stima del valore degli immobili oggetto di alienazione, prima dell’attivazione delle procedure di alienazione;
Il che non vuole dire praticamente niente.
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Le 10 domande che vengono spontanee;
1) Perché nel 1999 l’area fu data in concessione senza gara pubblica?
2) Perché l’area fu assegnata proprio all’arch. Pescini?
3) Perché nel 2001 la concessione fu prolungata, senza corrispettivo, da 9 a 20 anni?
4) Perché nel 2001 il canone annuo fu ridotto alla cifra ridicola di 256 euro?
6) Perché nel 2001 fu acconsentito a volturare la concessione da un privato con nome e cognome ad una società impersonale?
7) Chi erano gli altri soci della Giocolandia srl? e risponde al vero che fra i soci della Giocolandia srl ci fossero anche parenti di un noto politico membro della Direzione della Federazione locale di un noto partito?
8) Perché per oltre dieci anni è stato permesso il subaffitto dell’immobile a prezzi  di oltre 100 volte superiori al canone versato al Comune?
9) Cosa riguarda il permesso di costruzione per “Centro Servizi” richiesto nel marzo 2011, con autorizzazione paesaggistica rilasciata solo nel recentissimo novembre 2012. Si tratta di  future costruzioni o di costruzioni già realizzate?
10) Perché nella stima Filippi del piano delle Alienazione la superficie citata (3.950 mq) è: 
a) maggiore di quella dell’originaria concessione (3.380 mq) 
b) assai inferiore a quelle attualmente occupate (5.952 mq) 
c) non si cita la consistenza dei fabbricati che insistono sull'area (800 mq) 
d) non si cita il cosiddetto "Centro Servizi" ?
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Sicuramente tutto è in regola, e c'è una spiegazione semplice per ogni domanda, alcune delle quali si riveleranno probabilmente anche sciocche. Tuttavia, visto che sono domande che tantissimi in paese si fanno, l'esigenza di trasparenza politica, mai come oggi sentita dai cittadini, impone che il Comune si presti a rispondere senza reticenza.
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(1) Arch. Sergio Pescini nato a Piombino il 2 maggio 1951. Titolare della “Costruzioni edili Pescini srl” che a San Vincenzo ha realizzato alcuni edifici della zona Peep di via del Castelluccio, alcuni su progetto dello stesso arch. Pescini, altri su progetto del geom Marco Sparapani.
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Fotografie del complesso Giocolandia scattate fra il maggio e l'agosto 2011






mercoledì 26 dicembre 2012

Elenco degli incarichi esterni abbuiato dal Comune

L'art. 3 della legge 24/12/2007 n. 244 impone che i Comuni, a partire dal 1 gennaio 2008 mantengano pubblicati con evidenza sul loro sito internet tutti gli incarichi professionali esterni con i relativi importi dei compensi, dalla data del conferimento, fino alla data di esaurimento e pagamento finale. (qui)
Il Comune di San Vincenzo ed i dirigenti responsabili (vergognandosi forse dei compensi elargiti per certi incarichi e temendone la pubblicità) se ne fregano, e abbuiano tutto, rischiando anche le pesanti sanzioni previste, ma che nessuno applica. 
Pertanto, nei limiti della difficoltà di reperimento dei dati non pubblicati, si SUPPLISCE a questa pesante OMISSIONE da parte del Comune e si pubblicano i dati che secondo la Legge dovrebbero trovarsi sul sito internet del Comune e che invece non ci sono. Da questi dati si può tranquillamente dedurre che negli ultimi tre anni, una limitazione degli incarichi esterni a quelli effettivamente indispensabili ed una contrattazione con gare a prezzi di mercato, e non a prezzi gonfiati come alcuni (i più corposi) di quelli della tabella qui sotto, avrebbe tranquillamente permesso al Comune un risparmio di oltre UN MILIONE di euro. Tranquillamente!

 

sabato 22 dicembre 2012

Dirigenti della costa. San Vincenzo e Filippi si confermano al Top anche per il 2011

Il costo per abitante della Dirigenza, a San Vincenzo è 3 volte  più alto di quello di Piombino e quasi 5 volte più alto di Rosignano

giovedì 20 dicembre 2012

Legge e Ordine a San Vincenzo

ORDINANZA CONFISCA ALIENAZIONE E DISTRUZIONE MERCE SEQUESTRATA
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Visto il verbale di sequestro cautelare di merci ed attrezzature per commercio abusivo su aree pubbliche
Dato atto che il Sig. ……..  non ha proposto opposizione verso il verbale sopracitato
                                ORDINA
la confisca della merce sequestrata nella misura indicata nel verbale di
                               DISPONE
la distruzione della merce suddetta che potrà essere immediatamente effettuata;
La distruzione della merce dovrà essere eseguita a cura dei custodi che adotteranno il sistema da loro ritenuto più idoneo in modo tale che, a distruzione avvenuta, nessun oggetto o parte di esso possa essere utilizzato per lo scopo per cui è stato costruito, senza oneri di spesa per questa Amministrazione;
Avverso il presente provvedimento è possibile proporre opposizione al Giudice di Pace – Sede di Piombino ai sensi degli artt. 22 e 22/bis della legge 24/11/1981 n° 689, entro trenta giorni dalla data di notificazione della presente;
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Di seguito alcune ordinanze delle circa 30 del 2012
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Ordinanza 340/2012
ES SOUKTI YASSINE – nato a Khouribga (Marocco) il 21/09/1984 (28 anni)
Sequestrati e distrutti 30 asciughini – 1 tovaglia – 30 calze – 2 federe
Ordinanza 341/2012  
ABATOURAB OMAR – nato a Rehamma Sud (Marocco) il 01/01/1975 (37 anni)
Sequestrati e distrutti 23 asciugamani da mare – 5 teli da mare
Ordinanza 342/2012  
Sig. SANU – non meglio identificato e senza fissa dimora
Sequestrati e distrutti 26 pinze capelli – 8 bandane – 14 fasce capelli – 17 passate – 5 fasce – 67 elastici – 97 braccialetti – 85 collane – 6 cappelli
Ordinanza 343/2012
DIOP OUMAR – nato a Thiar Mousse (Senegal) il 07/11/1965 (47 anni)
Sequestrati e distrutti 73 paia occhiali sole – 17 paia occhiali sole
Ordinanza 344/2012  
KANTE ABDOULAYE – nato a Nguidile (Senegal) il 21/07/1988 (24 anni)
Sequestrati e distrutti 289 braccialetti – 26 collanine – 31 gommini capelli – 52 braccialetti perline – 2 scimmie peluche – 5 accendini – 2 massaggiatori apelli – 37 occhiali – 1 portasigarette/accendino – 1 trombetta – 1 zaino – 1 cassetta
Ordinanza 345/2012  
NABIL EL KASSMI – nato a Alicante (Spagna) il 24/05/1980 (32 anni)
Sequestrati e distrutti 34 tovaglie – 5 teli mare – 1 set asciughino – 1 accappatoio
Ordinanza 346/2012
HOSSAIN MILON – nato a Shariaptur (Bangladesh) il 04/05/1982 (30 anni)
Sequestrati e distrutti 887 braccialetti – 337 cover cellulari – 14 bandane – 24 fasce capelli – 76 collane – 16 buste fasce capelli – 78 borsine portacellulare – 6 portamonete – 9 sacchetti elastici capelli – 2 pellicole salva schermo cellulari – 1 sacchetto accendini – 1 sacchetto pinze capelli – 2 sacchetti fermagli capelli – 3 pinze capelli
Ordinanza 348/2012
NDIAYE MAMOUR – nato a Dakar (Senegal) il 10/05/1969 (43 anni)
Sequestrati e distrutti 26 collane – 204 braccialetti
Ordinanza 351/2012  
NIKOLOAGU BONIFACE OKOLO – nato a Nigerian
Sequestrati e distrutti 81 paia fantasmini – 2 paia calze ballerine – 15 paia calze spugna – 15 paia calze lunghe cotone – 4 maglie – 2 tappetini casa – 6 tovaglie – 2 copriasse – 6 paia boxer – 24 paia uomo intimo – 3 pacchi fazzoletti carta – 5 spugne cucina – 1 accendino – 4 pacchi mollette – 2 strofinacci – 2 deo assorbiodore – 1 pacchetto cottonfioc – 30 accendini);
Ordinanza 352/2012  
ANWAR HOSSEN – nato a Chatterpaiya (Bangladesh) il 02/10/1995 (17 anni) minorenne
Sequestrati e distrutti 45 collane – 15 fasce capelli – 26 mollette capelli – 8 polsini – 2 retine palline – 31 ciondoli – 2 bandane – 30 gommini capelli – 9 passate – 3 ventagli – 1 borsina portacellulare – 3 foulard – 22 buste plastica – 11 portachiavi – 1 sacchetto braccialetti gomma – 2 pompe – 43 portacellulari – 636 braccialetti – 1 carrellino portaoggetti
Ordinanza 355/2012  
OSAYOMORE ERIC EGUAGIE – nato in NIgeria il 02/12/1979 (33 anni)
Sequestrati e distrutti 1 confezione mollette panni – 5 accendini – 1 ombrello – 22 pacchetti fazzoletti carta – 1 ventaglio – 3 paia calzini – 9 paia calze – 2 accendini gas
Ordinanza 356/2012  
YILDIRIM MUSTAFA – nato a Nussaybin (Turchia) il 01/06/1981 (31 anni)
Sequestrati e distrutti 85 gelati – 1 contenitore polistirolo – 6 siberini
Ordinanza 357/2012  
AHMED TOFAIL – nato a Lakshmipur (Bangladesh) il 10/07/1974 (38 anni)
Sequestrati e distrutti 47 aeroplanini luminosi
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Pensando alla disperazione di quegli uomini e di quei ragazzi, privati di quei poveri oggetti che costituivano tutta la loro precaria speranza di raggranellare qualche spicciolo per sopravvivere,
* Davvero ci sentiamo meglio al pensiero del trionfo della legge?
* Davvero pensiamo che sia stata fatta giustizia?
* Davvero il loro povero, innocuo e quasi sempre gentile commercio costituiva una minaccia per la società da stroncare con la massima severità?
* Davvero tanto zelo da parte della PM nel perseguirli, applicando la legge, ci appare giustificato e condivisiibile?
La risposta della grande maggioranza delle persone che assistono ai sequestri in spiaggia e nei dintorni del mercato, è; NO
In gran parte di questi casi il senso comune e la morale comune delle persone non coincide né con la legge, né con i modi con i quali essa viene applicata.
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Un’ultima considerazione:
Nelle ordinanze non si fa alcun cenno a come avvengano le distruzioni della merce.
Si dice soltanto che: “La distruzione della merce dovrà essere eseguita a cura dei custodi che adotteranno il sistema da loro ritenuto più idoneo
Nessuna pubblicità è prevista per queste distruzioni.
Non sappiamo chi sono i custodi, né ci risulta che i cittadini abbiano mai potuto assistere allo schiacciamento dei 127 occhiali da sole di cui alle ordinanze 343 e 344, od allo schiacciamento delle centinaia e centinaia di collane e braccialetti sequestrati, od alla distruzione del centinaio di accendini, carichi di gas, od allo smembramento delle centinaia di piccoli capi di abbigliamento, o di piccoli accessori.
E chi e come ha distrutto i 47 aeroplanini luminosi sequestrati ad AHMED TOFAIL?
E come sono state fatte fuori le due retine di palline sequestrate al minorenne bengalese ANWAR HOSSEN ?
Tutta questa mole di oggetti distrutti, costituenti rifiuti speciali, come è stata smaltita?
L’ultima cosa che vorremmo apprendere è che qualcuno possa essersi messo in tasca qualcosa, - fosse anche un solo accendino - di quanto sequestrato con tanta solerzia e tanto zelo a quelli sventurati. Sarebbe un’azione talmente ignobile da risultare inconcepibile.
Di certo non è successo e non succede, ma vorremmo esserne certi.

mercoledì 5 dicembre 2012

La rovina del vecchio storico Semaforo di Piombino

Sulla sommità del poggio che domina il porto di Piombino, nel luogo più panoramico e suggestivo della città, sorgono isolati, dopo decenni di disinteresse di cittadini e istituzioni, i resti in rovina di quello che fu il Semaforo di Piombino. 








I Comandi DICAT (Difesa Contraerea Territoriale) della Zona Militare Marittima Elba-Piombino erano due,uno per le 7 batterie dell'Elba a Forte Falcone e uno per le 4 batterie di Piombino, sul Castello di Piombino. Il comando DICAT di Piombino sovrintendeva alle 4 batterie del Presidio di Piombino, di cui una (quella del Semaforo) a doppio compito antiaereo-antinave con artiglierie 102/35 S. A e tre (quelle di Montecaselli, Salivoli e Punta Falcone) antiaeree con artiglieria da 76/40. Ogni postazione era attrezzata per la difesa ravvicinata con mitragliatrici, le quali guarnivano anche i posti semaforici.






Il ricordo dei caduti in mare presso il semaforo di Piombino. Ormai da tempo dimenticato come tutti i milioni di morti della guerra.
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La battaglia di Piombino ha luogo due giorni dopo l'annuncio dell'armistizio, che tante speranze e illusioni aveva suscitato nella popolazione stremata da più di tre anni di guerra.
Piombino, venerdì 10 settembre 1943
Durante la notte, alle 4,30 del 10 settembre una squadra tedesca proveniente da Torre Annunziata, al comando del Kapitänleutnant Karl-Wolf Albrand,  costituita da due navi da guerra:  la Torpediniera TA-11 comandata dallo stesso Albrand e la TA-9 comandata dal capitano Otto Reinhardt con al seguito un vapore requisito alla Francia: l' HANS SS CARBET, si presenta all'imboccatura del porto di Piombino e chiede che vengano rimossi gli sbarramenti per potere attraccare e rifornirsi di acqua e carbone.
In realtà il compito della squadra tedesca era quello di mettere in sicurezza il porto di Piombino che assieme a quello di Bastia costituiva la catena di porti indispensabile per l'evacuazione delle forze tedesche nelle isole: la 90° divisione Panzergrenadieren in Sardegna e la Sturmbrigade Reichsführer-SS in Corsica.
Il comandante di "Marina Piombino", capitano di fregata Amedeo Capuano, in un primo momento nega l'accesso, ma a seguito di espliciti ordini arrivati dal comando della 215^ Divisione Costiera di  Massa Marittima, da parte del comandante generale Cesare Maria De Vecchi di val Cismon, (quadrumviro della marcia su Roma, ma anche uno dei  firmatari dell'ordine del giorno Grandi che, nel Gran Consiglio del 25 luglio, aveva esautorato Mussolini), alle 9,30 del mattino, dà ordine di aprire gli sbarramenti del porto e concedere l'accesso al convoglio tedesco, al solo scopo di rifornirsi.
Le navi tedesche fanno il loro ingresso in porto, ma le due torpediniere si posizionano subito ai due lati opposti del porto, (la TA11 al molo sud, la TA9 a quello nord) in modo tale da poter coprire con i loro cannoni tutto il campo dell'area portuale.
Assieme alle navi tedesche fanno il loro ingresso in porto  quattro vedette antisom Italiane la VAS 201, 214, 219 e 220, che, provenienti da Imperia e dirette a Portoferraio, erano state dirottate su Piombino da motosiluranti tedesche uscite da Livorno, e che, prese in consegna dalla squadra di Albrand,  con i cannoni puntati, sono ora obbligate ad ormeggiarsi accanto alle torpediniere restando in ostaggio della forza navale tedesca.
Alle 12,00 entrano in porto quattro motozzattere MFP Marinefährprahm  (F420, F513, F514, F542), due motosiluranti e due chiatte peniches: la MAINZ, la MEISE) . Poco dopo arriva anche la 10° squadra di soccorso aereo della Luftwaffe composta da 2 battelli Flugbetriebsboot (Fl.B.429, Fl.B.538) e 4 lance veloci (Fl.C.3046, Fl.C.3099, Fl.C.504 e Fl.C.528)
Alle 13,00 le corvette italiane FOLAGA, (cap. Thorel) APE (ten Balbo di Vinadio) e CORMORANO (ten. Raiani) lasciano l'Elba intercettando nel canale di Piombino  un convoglio di 5 Motozzattere tedesche: le F429, F456, F479, F506, F507, e costringendole a riparare semi arenate nel golfo di Populonia.
Alle 17,00 altri otto battelli tedeschi (motozattere MFP fra le quali l' F554, motosiluranti e peniches, fra le quali la BREMERHAVEN e probabilmente la KÖLN, JÖRN, KURT, HAMBURG e GOTENHAFEN) entrano in porto, seguiti più tardi dai pattugliatori, Vp 7017, 7018, 7019 della 70° flottiglia pattugliatori.  Infine all'imbrunire, entra in porto anche il dragamine R 185, della 12°  Räumbootsflottille, al comando del Leutnant zur See Schliephacke. 
Nel frattempo il generale Fortunato Perni, comandante del Presidio di Piombino, contattato dal capitano Albrand, aveva da parte sua già autorizzato la presenza al Semaforo di due segnalatori tedeschi disarmati, che in realtà si presentano armati di tutto punto alla batteria presidiata dagli uomini della milizia della Difesa Contrerea Territoriale: DICAT e comandata dall'avvocato fiorentino, capitano dell'esercito Andrea Magarini,  e prendono possesso del vicino semaforo effettuando segnalazioni al naviglio tedesco nello stretto.
I tedeschi, intanto sbarcano diverse pattuglie che iniziano ad infiltrarsi nei dintorni del porto, facendo così presagire la loro volontà di occupare la città.
 La popolazione e gli operai affluiti dall'Ilva e dalla Magona, già allertati dalle manovre tedesche dei giorni precedenti, reagiscono con manifestazioni di protesta davanti al Comando di Presidio, situato nello stadio Magona, chiedendo ai militari italiani una reazione immediata e decisa e minacciando, in caso contrario, un’inserruzione.
In quei giorni, nelle vicinanze del Comando di Massa Marittima è acquartierato il XIX Battaglione carri medi, costituitosi da appena dieci giorni, al comando del tenente colonnello Angelo Falconi, facente parte del 31° Reggimento carristi  e provvisoriamente aggregato alla  215^ Divisione Costiera comandata dal De Vecchi, ma in procinto di partire per raggiungere la Divisione Corrazzata Centauro II di stanza ad est di Roma.
A seguito della crescente pressione popolare il generale Perni acconsente a chiamare in difesa della città il Battaglione Carri. In realtà la sua vera intenzione, ispirata dal generale De Vecchi, è quella di usarlo per ripristinare l'ordine in città.
Civili e militari iniziano intanto a organizzare le difese, attrezzando la batteria E207 di Montecaselli, comandata dal capitano Scaravaglio di Savona, quella di Salivoli e la Sommi Picenardi di Punta Falcone, oltre alla 190a del Semaforo del capitano Magarini, dove i due segnalatori tedeschi vengono disarmati e catturati dagli uomini della Batteria fra i quali il caposquadra Giovanbattista Salvadore. Contemporaneamente i tedeschi si preparano all'assalto organizzandosi su tre obbiettivi: la conquista della postazione del Semaforo, l'occupazione del porto, l'occupazione dei punti nevralgici della città.
La pressione sulle autorità militari si fa sempre più forte. Un assalto alla Casa del Fascio, in cerca di armi, viene sventato da un plotone della Territoriale  che spara in aria. Si giunge ad un punto di tensione tale che il generale Perni ordina al battaglione corrazzato appena giunto in città con circa 20 Carri Medi M15/42, dotati di cannoncino Breda 47/40 Mod.39 e di 3 mitragliatrici Breda Mod.38 8mm, di aprire il fuoco, a scopo intimidatorio, per sciogliere le manifestazione popolari. Lo stesso generale si preoccupa premurosamente di avvertire il capitano tedesco di non allarmarsi per gli spari che sente dal porto, perché sono i suoi carrarmati che sparano verso i civili.
La popolazione per nulla intimorita continua a manifestare, mentre tra le gerarchie militari italiane scoppiano violentissimi contrasti tra chi vuole respingere l’attacco tedesco (il comandante di "Marina Piombino" Capuano e i suoi ufficiali) e chi invece vuole accordarsi con loro per cedere il porto e la città: il gen. De Vecchi e il generale Perni che arrivano a destituire Capuano che, tuttavia, resta al suo posto.
Dal contrasto deriva una reciproca neutralizzazione ed un completo vuoto di potere. A quel punto alcuni cittadini, sia spontaneamente, che riuniti nel Comitato di concentrazione antifascista, formatosi nelle settimane precedenti, tentano di prendere in mano la situazione, affidando il comando delle operazioni al comandante della DICAT  capitano Giorgio Bacherini che aveva manifestato sentimenti antifascisti e completando la presa della varie batterie e postazioni di artiglieria, fermando i marinai e gli addetti ai pezzi che le stavano abbandonando e cercando di convincere alcuni ufficiali subalterni (fra i quali il S.Tenente Filograno) ad assumere il comando dei carri ed a schierarli contro i gruppi d’assalto tedeschi che erano stati nel frattempo fatti sbarcare e che iniziavano a penetrare verso la città e verso gli impianti industriali.
Appena si fa buio, gli italiani sparano un bengala per illuminare il porto e il capitano Albrand, credendolo un segnale di attacco, ordina alle sue navi di aprire il fuoco. Alle 21,15 inizia così  lo scontro aperto che si protrae per alcune ore. Agli scontri a fuoco partecipano reparti dell’Esercito, della Marina e della Guardia di Finanza oltre a numerosi cittadini. Nel corso dei combattimenti per la difesa della caserma della Finanza rimangono feriti il Comandante della Tenenza e due sottufficiali, colpiti da raffiche di mitragliatrice sparati dalle motozattere tedesche. Il Sottobrigadiere Vincenzo Rosano, a causa delle gravi ferite riportate, morirà il giorno successivo in ospedale.
La batteria di Montecaselli e quella  di Villa Parrini e del Semaforo, iniziano a cannoneggiare le imbarcazioni tedesche alla fonda, che avevano già aperto il fuoco contro le batterie e che ora cercano di sottrarsi ai colpi salpando per guadagnare il mare aperto. Anche alcuni carri che avanzando lungo la strada, sono arrivati in vista del porto, iniziano a cannoneggiare le navi tedesche.  Le due torpediniere vengono ambedue colpite gravemente, anche il CAPITANO SAURO ed il CARBET sono duramente colpiti, come quasi tutte le motozzattere e i dragamine. Un proiettile colpisce una delle vedette antisom italiane VAS incendiandola. Il gasolio incendiato che si riversa in mare sparge il fuoco fino alle navi vicine, ed anche la TA 11 viene avvolta dalle fiamme. Le peniches: MAINZ e MEISE vengono affondate.
Intorno al porto, illuminato a giorno dalle navi in fiamme,  i cui bagliori vengono avvistati fino da San Vincenzo, proseguono gli scontri fra le truppe tedesche che, ormai sulla difensiva, iniziano a ritirarsi  ed i marinai ed i civili appoggiati dai carri armati. A mezzanotte la TA 9 del capitano Reinhardt, si allontana dal porto, gravemente danneggiata, ma continuando a rispondere al fuoco delle batterie italiane e costeggiando l'Elba per sottrarsi ai tiri di Punta Falcone, guadagna il mare aperto verso Livorno. Alle 5,00,  la TA 11 del capitano Albrand colpita da numerosi proiettili sparati dai carri italiani, affonda nel porto.
Piombino, sabato 11 settembre
All’alba dell’  11 settembre i tedeschi dopo aver subito pesanti perdite, sono costretti alla resa e dopo essere usciti dal ricovero antiaereo del porto dove si erano asserragliati, vengono fatti prigionieri in circa 300. Dopo poco però giunge l’ordine del gen. De Vecchi di liberare tutti i prigionieri tedeschi e di restituire loro le armi. Il generale Perni trasmette l'ordine e così il comandante della DICAT deve far liberare i soldati tedeschi.
Mentre il dragamine tedesco R 185 rimasto incolume si allontana a tutta forza in cerca di rinforzi, una parte dei soldati tedeschi liberati lasciano Piombino per Livorno a bordo delle Motozzattere ancora galleggianti. Più tardi, nel pomeriggio altri duecento soldati tedeschi si allontanano da Piombino, verso Livorno, a bordo del CAPPELLINI, unico vapore rimasto quasi incolume. Il CARBET, gravemente danneggiato, viene affondato all'interno del porto. Il giorno seguente 12 settembre  il CAPITANO SAURO, ancora attraccato alla banchina,  viene autoaffondato, allagando le stive, ed abbandonato dall'equipaggio.
Questi atti, che vanificano due giorni di lotta, provocano immediate reazioni di protesta da parte della popolazione. Il generale Perni, che già si era distinto il giorno prima, facendo sparare, sia pure a scopo intimidatorio, verso la popolazione, viene accusato di tradimento e dopo essere stato pesantemente insultato e fatto oggetti di sputi in faccia, deve asseragliarsi all'interno del Comando di Presidio.
Le linee di comunicazione vengono interrotte ed in un rapido crescendo tutte le strutture ed i comandi militari scompaiono totalmente lasciando la città abbandonata a se stessa, senza la minima possibilità di difesa. Contemporaneamente il comando di divisione, da Massa Marittima, ordina lo scioglimento del XIX battaglione carri e concorda la resa con i tedeschi che si impossessano della città all’alba di Domenica 12 settembre.
I militari che presidiavano le batterie non vengono neppure avvertiti e apprendono della resa e del disfacimento della struttura militare italiana quando nessuna risposta arriva più dal comando DICAT ormai abbandonato. A quel punto fuggono anch'essi, dopo aver sabotato e reso inutilizzabile qualche cannone.
Terminò così tristemente la battaglia di Piombino. Gran parte dei militari: soldati e ufficali si dispersero in cerca di mezzi di trasporto per tornare a casa. Gli operai e i civili che più si erano esposti e gli altri che avevano da temere l'arrivo dei tedeschi e il ritorno dei fascisti, si rifugiarono nei boschi e nelle settimane seguenti, alcuni di loro, dettero vita alle prime formazioni partigiane.  La banda di Poggio alla Marruca, gia a fine settembre inizierà ad essere operativa e confluirà poi nella terza Brigata Garibaldi..
I caduti tedeschi nei combattimenti furono centoventi.
 caduti italiani furono quattro (i marinai: Giovanni Lerario e Giorgio Perini, il brigadiere della Guardia di Finanza: Vincenzo Rosano ed il civile Nello Nassi) oltre ad una diecina di feriti tra marinai, soldati, finanzieri e civili.
 Fu affondata la torpediniera TA11. e gravemente danneggiata la torpediniera TA9.
Due piroscafi carichi di rifornimenti: il CARBET ed il CAPITANO SAURO, furono gravemente danneggiati e poi affondati  Furono inoltre affondate sette motozzattera armate MFP , le chiatte peniches KARIN  MAINZ e MEISE, tutti i battelli della squadra di soccorso aereo: Fl.B.429, Fl.B.538, Fl.C.3046, Fl.C.3099, Fl.C.504 e Fl.C.528 e tutte e quattro le vedette antisom VAS 201, 214, 219 e 220 che erano state catturate agli italiani.
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 Testimonianza di Giovanbattista Salvadore (15.06.1915 - 10.05.1974)

G.Battista Salvadore e Maria
" Miei cari, l'8 settembre, come voi già sapete, ero in batteria a Piombino alla 190.a.
Il 9 settembre sono entrate in porto due cacciatorpediniere tedesche, 14 mezzi da sbarco e un piroscafo armato. La batteria è stata circondata da marinai tedeschi armati e dopo una mezz'ora è venuto un tedesco e ha detto che potevamo rimanere ai nostri posti, bastava che non facessimo atti di ostilità; egli avrebbe messo due suoi marinai di servizio al semaforo per le segnalazioni con le navi di passaggio nel canale di Piombino. e così avvenne.
       Io ero, quel giorno, di ispezione ed ebbi l'ordine dal comandante che a tempo debito avrei dovuto disarmare i due marinai suaccennati. Andai da loro e mentre parlavo del più e del meno, verso le ore 18, le navi dal porto incominciarono a sparare a fuoco serrato sulla batteria. Noi tre che eravamo sul terrazzo del semaforo, ci gettammo pancia a terra e strisciando scendemmo giù. Presi i due marinai con la scusa di correre verso il ricovero; ad un certo momento, mi girai di scatto, fingendo con una mano in tasca di avere una rivoltella e gridai "ALT!". I due "giannizzeri" alzarono le mani e si fecero disarmare, poi li consegnai al personale di guardia all'aerofono. Il comandante dette ordine di andare ai pezzi ed in tutto non eravamo che una quindicina di persone, perché il rimanente se l'era squagliata. In tutti i casi, aprimmo il fuoco con tre cannoni e riuscimmo ad affondare un caccia, il piroscafo ed una decina di mezzi da sbarco. A mezzanotte, il porto di Piombino ardeva e per diverse ore e sempre si combatteva, perché i marinai tedeschi si erano asserragliati nel ricovero antiaereo del porto e di lì, con le armi automatiche, sostenevano il combattimento.
        La mattina seguente, il comandante telefonò al comando DICAT, spiegando ogni cosa e chiedendo di mandare i carri armati per farla finita. ma dal comando DICAT, dopo promesse, non si otetnne nulla e verso le dieci del mattino, il comandante ritelefonò, dicendo che se non avessero mandato per le undici i carri armati, sarebbe andato lui con i suoi uomini e che avrebbe portato tutti i tedeschi prigionieri al Comando. Di fatto, scoccarono le 11 e nulla si era ottenuto. In batteria non eravamo rimasti che 9 marinai, 2 sottufficiali ed il comandante quindi l'impresa era abbastanza rischiosa. ma noi l'intraprendemmo. Dietro ordine, ci caricammo il petto di bombe a mano e andammo all'attacco. Ad un certo punto, intravedemmo dietro un cespuglio un berrettino tedesco ed io lanciai una bomba a mano e di lì sortirono ben dieci marinai tedeschi che disarmammo subito. Ci portammo al di sopra del ricovero e incominciammo a buttar giù le bombe a mano, a quattro a quattro per ogni uomo, in modo che scoppiavano contemporaneamente 44 bombe a mano. A quel fracasso, dopo la terza scarica di bombe, i tedeschi cacciarono fuori un bastone con uno straccio bianco e il comandante parlò, nascondendosi dietro un ufficiale tedesco, dicendo che avrebbe mandato giù un sottufficiale con due marinai per disarmarli, man mano che sarebbero venuti fuori: così, andai io con due marinai a disarmarli. Erano diverse centinaia di tedeschi fatti prigionieri da noi - undici, in tutto - e quando ci videro rimasero bocca aperta. Di lì a poco venne il comandante del DICAT, Bagarini, il quale parlò con un maggiore tedesco e vidi che, dopo, tutti si imbarcarono sui mezzi disponibili e presero il largo. Noi rimanemmo in batteria ed il comandante stilò la relazione, citando noi due sottufficiali ed i nove marinai "superiori ad ogni encomio".
        La mattina alle 5, mentre dormivamo sull'erba, vennero a mitragliare la batteria alcune motosiluranti tedesche e noi rispondemmo al fuoco. Il comandante telefonò al comando DICAT ma invano: TUTTI SE L'ERANO SQUAGLIATA, senza neanche avvisarci. Il comandante, quasi con le lacrime agli occhi, capì l'impossibilità di continuare a resistere, perché in pochi ed anche perché i tedeschi avanzavano dal mare e da terra quindi dette ordine di abbandonare la batteria. Ci distribuì viveri ed a me dette cento lire, perché ero privo di soldi, così abbandonai Piombino, diretto verso Pola, a piedi, perché qui c'era Maria con Loredana (moglie e figlioletta) prive di ogni risorsa ed in più Nini (il cognato) invalido di guerra e ammalato. Dopo ben quattordici giorni, quando stavo già per raggiungere Pola, a Degnano fui preso dai tedeschi. Presentai loro i miei docuenti e cercai di fargli capire che non ero un partigiano. Ero in condizioni pietosissime, i piedi li avevo laceri e sanguinanti e riuscii ad andare a casa per un mese. Allo scadere del mese non mi presentai.
       Il mio comandante in batteria a Piombino era il capitano dell'esercito Avv. Andrea Magarini, abitante in via Valdarno a Firenze. Lui potrà testimoniare quanto io feci a Piombino, elogiandomi. 
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Giovambattista Salvadore
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